“Un altro mondo è possibile” fu lo slogan che il movimento no-global adottò in occasione delle drammatiche contestazioni del G8 di Genova, nel 2001, di cui in questi giorni ricorre il ventennale. Un’aspirazione ambiziosa, perché sosteneva – e sostiene ancora oggi – la possibilità di pensare un mondo unito, ma non secondo le logiche del mercato. La sconfitta di quel movimento, che coincise con la più grande vittoria del there is no alternative con cui il neoliberismo si è imposto negli ultimi quarant’anni, non ha tuttavia sopito le speranze che un altro mondo sia davvero possibile: un discorso tornato in auge fin degli inizi del 2020, quando la pandemia di Covid-19 ha mostrato tutte le contraddizioni di un sistema da lungo tempo in crisi e reso urgente la necessità di un ripensamento complessivo.
Quanto sia complessa l’operazione ce lo mostra il filosofo Federico Campagna, italiano trapiantato a Londra, in un libro giunto da noi in un momento quanto mai opportuno rispetto all’originale uscita inglese nel 2018: Magia e tecnica. La ricostruzione della realtà non è un manuale per il “dopo”, un ricettario per business coach, uno di quegli innumerevoli instant-book con cui guru improvvisati cercano di motivare una società terribilmente provata dagli ultimi avvenimenti, quanto piuttosto – scrive Campagna nell’introduzione – “un libro per chi giace sconfitto dalla storia e dal presente”. Affermazione impegnativa che tuttavia ci introduce al cuore del problema: nessun altro mondo sarà possibile finché non riusciremo a sostituire, all’attuale sistema di interpretazione della realtà che per Campagna è il mondo della Tecnica, un altro sistema radicalmente diverso, che implica un modo di pensare il mondo completamente nuovo e che, in questo libro, è identificato con il concetto di Magia.
La Tecnica è tutto ciò che esiste?
Per tre giorni all’anno i romani aprivano una fossa situata nel santuario di Cerere, detta mundus Cereris. In quei tre giorni il mondo dei morti e quello dei vivi entravano in contatto, in un rituale (chiamato mundus patet) che serviva probabilmente a esorcizzare il timore ancestrale che quanto si trova al di là della nostra esperienza sensibile possa prima o poi uscire allo scoperto e invadere la realtà fino a soggiogarla. Nelle culture sciamaniche questo timore si situa alla base stessa dell’interpretazione del mondo, e allo sciamano è attribuito il compito di tenere a bada le forze dell’aldilà. Oggi viviamo in una condizione in cui il mundus non è più aperto nemmeno in quelle tre volte l’anno concesse dalla società romana nel suo graduale processo di razionalizzazione.
Secondo Campagna il mondo della Tecnica, che rappresenta l’attuale sistema di interpretazione della realtà, è riuscito a imporsi come unico sistema possibile, piuttosto che come uno dei possibili sistemi attraverso cui possiamo dare senso al mondo. Il risultato è che non siamo in grado di pensare il mondo in modo diverso da quello della Tecnica e questo ci impedisce di considerare possibile una qualsiasi alternativa. Ma in cosa consiste il mondo della Tecnica? Essenzialmente in “un’assoluta strumentalità nei confronti della quale ogni cosa è meramente un mezzo per un fine – dove l’unico fine è, ancora una volta, l’espansione senza limiti della capacità di accumulazione produttiva”. Significa considerare ogni cosa solo per la sua utilità: una cascata per l’energia che può generare, un albero per il legname che può produrre, una foresta per l’ossigeno che può fornirci.
La strumentalità implica causalità. Secondo Campagna, che qui riprende David Hume, che una cosa sia causa di un’altra è solo un nostro modo di spiegare la correlazione tra due fenomeni, non un nesso che si situa al cuore della realtà. È possibile darsi una spiegazione funzionale del sorgere del sole ogni giorno anche senza tirare in ballo la rotazione della terra. Spazio, tempo, causalità non sono categorie a priori, ma sono condizionate dal sistema di interpretazione della realtà, nel nostro caso la Tecnica, che Campagna definisce una forza cosmogonica proprio perché si situa alla base della nostra comprensione del mondo. Garantendo “una connessione perfettamente prevedibile e ordinata fra «causa» ed «effetto»”, il principio di causalità è la precondizione per “il dispiegarsi del processo infinito di produzione strumentale”.
Ciò di cui non si può parlare si deve tacere
La Tecnica, infatti, trova come sua unica motivazione la produzione infinita di cose. Queste cose, peraltro, per essere quanto più manipolabili possibili al fine di sostenere l’accelerazione costante della produzione, sono svuotate della loro intima essenza e trasformate in mere posizioni. Il linguaggio è ciò che rende possibile questa trasformazione delle cose. Osserva infatti Campagna:
“All’interno del linguaggio, l’esistenza è assegnata per prima cosa alle posizioni grammaticali, piuttosto che alle unità semantiche – in sé equivalenti e ugualmente in grado di soddisfarle. (…) In questo senso, il linguaggio emerge come il sistema seriale per eccellenza: la sua ontologia assegna l’esistenza primariamente alle posizioni nelle serie linguistiche e solo secondariamente alle unità semantiche che vengono chiamate ad attivare tali posizioni. (…) In tal modo, il sistema seriale del linguaggio fornisce il paradigma originario della catena di produzione, dove l’omogeneità ontologica delle posizioni all’interno di una serie (e il loro primato rispetto alle unità che le attivano) permette l’infinita espansione produttiva della serie stessa”.
Si tratta di un passaggio fondamentale e illuminante. Pensiamo al linguaggio binario: nel sistema della Tecnica è il linguaggio per antonomasia, perché due sole unità (0 e 1) prive di significato possono essere posizionate in un numero infinito di modi per generare infinite serie di codici, che a loro volta danno vita a innumerevoli algoritmi, software, mondi virtuali. Il linguaggio binario è generativo della realtà in cui viviamo ed è totalmente asservito all’obiettivo della produttività e replicabilità infinita su cui si basa il mondo della Tecnica. Per questo, spiega Campagna, c’è oggi tanto interesse per i Big Data: la possibilità di ridurre ogni tipo di linguaggio a dati quantificabili e calcolabili rappresenta l’obiettivo fondamentale della Tecnica, cioè il passaggio da una “ontologia delle cose” a una “ontologia delle posizioni” o ontologia posizionale. In essa ciò che conta è la misurabilità delle cose, non il loro significato, poiché la Tecnica nega che ciò che non è misurabile possa avere qualche significato.
Opero, dunque sono
Il mondo della Tecnica è proteso verso l’infinito, il che sembrerebbe una contraddizione, dal momento che l’infinito non è misurabile. Ma esso rappresenta quel limite che consente le curve asintotiche, dove la crescita prosegue indefinitamente senza mai fermarsi, pur avvicinandosi asintoticamente al limite. In un’ontologia posizionale, infatti, possiamo sempre aggiungere un altro elemento all’insieme precedente per crearne uno nuovo. Questo spiega perché, nel mondo della Tecnica, non siamo in grado di pensare a un’esistenza che non contempli una continua crescita: sarebbe una contraddizione in termini, una condizione di non-esistenza (come, per esempio, la nostra immaginazione dell’aldilà come un’eternità immota dove nulla accade, che la rende ai nostri occhi del tutto insoddisfacente e ci spinge a sostituirla con il perseguimento dell’immortalità, dove invece il nostro anelito alla crescita infinita troverebbe soddisfazione).
La Tecnica ha trasformato tutte le cose – e le persone, ovviamente – in quelle che Campagna chiama entità generali astratte (EGA), per le quali ogni altra cosa è uguale alle altre e così anche ogni possibile linea d’azione. La realtà nelle quali operano (non vivono) le EGA è una spaventosa distesa di omogeneità, dove ogni EGA è intercambiabile, sostituibile, eliminabile. Esse assumono senso solo attraverso le operazioni che effettuano: ecco il perché “del nostro attuale asservimento, apparentemente assurdo, all’ideologia e alla pratica del lavoro totale”. La funzione degli esseri umani in quanto EGA è solo nella funzione che svolgono. “Sembriamo essere nient’altro che lavoratori, poiché nella cosmologia della Tecnica non siamo nient’altro che lavoro”.
Le EGA hanno senso solo in termini di quantità, ossia di misurazione. Pensiamo ai bollettini del Covid: i numeri diventano rilevanti solo quando arrivano al livello delle migliaia, oppure delle decine di migliaia. L’unità, in quanto tale, non ha alcun significato: è solo una posizione in una serie. Non è sempre stato così, ci ricorda Campagna: per i Pitagorici, per esempio, l’Uno aveva un significato mistico, un senso a sé stante, e i numeri di certo non erano ridotti al ruolo che la Tecnica ha assegnato loro oggi. Questo non è solo un esempio di come il sistema di interpretazione della realtà della Tecnica si è sostituito ad altri precedenti, ma anche di come sia errata la pretesa della Tecnica di considerarsi l’unico sistema possibile.
Nomina nuda tenemus?
Le cose sono ancora peggio di così. Infatti, spiega Campagna, la Tecnica sta portando alla distruzione della realtà in quanto tale. La realtà è il frutto della tensione tra due concetti-limite, “esistenza” ed “essenza”. L’esistenza è l’immisurabilità, qualcosa di risolutamente irriducibile al linguaggio della Tecnica che, nonostante l’impossibilità di descriverla compiutamente, sappiamo consistere in ciò che definisce davvero il nostro essere-nel-mondo. Il problema è che la Tecnica opera per negarla, spazzarla via, proprio in quanto rappresenta una minaccia alla sua pretesa di rappresentare tutto ciò che esiste. Ciò produce quelle “crisi della presenza” che nella società contemporanea esperiamo a volte come derealizzazioni, depressioni, crisi di senso, che conducono in molti casi al nichilismo radicale. Qui può venirci in soccorso la Magia.
La Magia non è esattamente ciò che tradizionalmente associamo a questo termine, ma “un sistema di realtà che è fondamentalmente alternativo a quello della Tecnica: una cosmologia alternativa originata da una forza cosmogonica alternativa”, che può essere chiamato Magia solo perché, storicamente, la magia ha sempre rappresentato “un elemento inquietante per le comunità egemoniche di una certa epoca”.
È, fondamentalmente, un modo di interpretare il mondo che respinge il linguaggio e lo sostituisce con il simbolo, che respinge la misurabilità, l’ontologia posizionale e tutto ciò che definisce il sistema della Tecnica e ritiene invece che l’essenza metafisica alla base della realtà sia, appunto, quell’indefinibile componente dell’esistenza che molte religioni e sistemi metafisici hanno provato a definire e per il quale Campagna usa il concetto di atman, “il nucleo del proprio Sé che veramente è”. Nei confronti dell’atman possiamo usare gli strumenti della teologia negativa, con la quale si prova a definire Dio attraverso ciò che non è, in base al principio che Dio non è descrivibile in nessun modo attraverso il linguaggio.
Questa prospettiva avvicina la filosofia di Federico Campagna a quella dell’ontologia orientata agli oggetti, la corrente filosofica inaugurata da Graham Harman e resa popolare da Timothy Morton, che firma infatti l’introduzione a Magia e tecnica: ogni essente, al di là della sua forma sensibile attraverso cui possiamo conoscerla, possiede in profondità una componente ineffabile che è ciò che la rende viva. Accettando la sua esistenza e non negandola, e soprattutto comprendendo che “la possibilità che io conosca veramente qualcosa comporta inevitabilmente il mio diventare qualcosa”, potremo vibrare il primo colpo di piccone che farà crollare il sistema di realtà della Tecnica e restituire senso al mondo.
I sommersi e i salvati
Naturalmente, non possiamo sperare di innescare una rivoluzione culturale né di avviare una conversione che sostituisca all’egemonia della Tecnica una nuova egemonia. Possiamo però usare la Magia di Federico Campagna per riconciliarci con il mondo, guarire le nostre ferite e vivere una vita più autentica. Mentre l’obiettivo della Tecnica è la sicurezza, quello della Magia è la salvezza. La sicurezza è la giustificazione per la disintegrazione dei nostri rapporti umani, sacrificati sull’altare di una vita economicamente sicura da conquistare attraverso il lavoro. Essa si fonda sull’efficienza. La salvezza è un’altra cosa:
“Il sistema di realtà della Magia mira a consolare quanti lo accolgono, ricostruendo la loro esperienza di sé e del mondo in modo da rivelare il loro essere già-eternamente salvati (…) Nella cosmologia della Magia, una persona e il mondo sono sempre già salvati – e in questo senso, essere iniziati a esso equivale semplicemente a una forma di consolazione”.
Magia e tecnica non è una lettura facile, come si sarà intuito da questi pochi accenni; ma è una lettura importante e preziosa, perché non solo ci offre una lucida diagnosi dell’essenza della realtà in cui viviamo, ma anche la certezza che un altro mondo è possibile, benché la strada che ci può condurre lì non sia né semplice né agevole. Del resto, eravamo già stati avvisati: “Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!” (Matteo, 7,14).